Bordeaux, l’eleganza ha i pantaloncini corti
Refrattaria, freddina, riservata, ipocondriaca e anche un po’ crepuscolare? Fate voi. I clichés hanno devastato per decenni l’immagine di Bordeaux. Io ci sono tornato dopo quasi due anni di assenza e – WOW – sono rimasto ancora una volta felicemente inebetito da tanta bellezza. La volete sapere tutta? È una delle mie destinazioni preferite per l’estate 2018, quindi se sarò fazioso nei giudizi, siete stati avvisati. Diamine. L’Istituto Harris piazza Bordeaux al primo posto assoluto tra le città francesi dove si vive bene (davanti ad altre mievillespreferite come Nantes, Strasburgo e Rennes). È al primo posto anche nei desideri di chi abita nella regione parigina e vorrebbe vivere altrove per stare meglio in termini di sicurezza, verde e costo della vita. E giusto per non farsi mancare nulla, Bordeaux fa la primadonna pure nella classifica mondiale delle città “meno stressate”: 6° posto assoluto, che insomma, non è male, per una città che nel 2017 si era guadagnata dalla Lonely Planet il riconoscimento di “World’s best city to visit”.
Basta complimenti. E invece, a raffica, i miei consigli. Uno su tutti: se avete dubbi perché è un po’ distante dai confini italici, fateveli passare perché stramerita il viaggio. Non rinuncio alla passeggiata sul lungo-fiume verso l’Hangar 14, tra roller scatenati che fanno piroette funamboliche e un’infilata di outlet e negozi da attentare al budget della carta di credito. Mi sorprende arrivare un po’ in periferia per scoprire che una vecchia e lugubre base sottomarina dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale è diventata una galleria d’arte. E mi diverte il mercato della brocante e delle robe vecchie che si tiene la domenica nel quartiere bohemien che si afaccia su Place Saint-Michel. Altro? Se devo pensare a un quartiere di Bordeaux che ricordi vagamente il Marais parigino direi Chartrons, fetta di città dove un tempo dominavano i signorotti del commercio dei vini e oggi abbondano librai, antiquari e artisti. Vi piacciono le assurdità? Fate un salto in cours Victor-Hugo e mettetevi con il naso all’insù: dove mai avete visto una Jaguar MK2 sospesa per aria che penzola nel vuoto dopo avere sfondato le protezioni di un parking multipiano?
Per la cucina, ecco i miei consigli: la Brasserie Bordelaise per mangiare bene, locale e a prezzi corretti; Symbiose per una cucina stile “neo-bistrot” al 4 di quai des Chartrons. Oppure “Garopapilles” per la cucina neo-stellata e gastronomica che si trova in rue Abbé-de-l’épée (a mezzogiorno sui 35-45 euro, la sera sui 75/85), locale che personalmente preferisco al blasonato Pressoir d’Argent dove i piatti sono firmati da Gordon Ramsey (ma lo si vede raramente). Per acquistare marmellate e formaggi direi la Maison Hegara di Hélène al 14 di cours Portal. E per gli alberghi, ecco i miei responsi. Il Mama Shelter per la posizione (centrale) e l’atmosfera ludica che è propria di questi hotel pensati e voluti da Philippe Starck. Adoro il Seekoo, un ottimo 4 stelle che dal nome e dalla forma ricorda un iceberg, sul lungofiume a due passi dalla Cité du Vin. E per i “giovinastri” (tutta invidia), sappiate che ha appena aperto il nuovo Central Hostel al 2 di place Saint Projet (www.centralhostel.fr) nel cuore di Bordeaux, con letti da 19-25 euro nel dormitorio e qualche euro un più per chi ha tasche meglio fornite. Ultimo consiglio ma primissimo per importanza: dimenticate i taxi e utilizzate una delle 3 linee di tram che vi portano ovunque.
L’imperdibile del momento è all’89 di rue des Étrangers: è il nuovo (più nuovo di così non si può) Musée Mer Marine, insomma il grande Museo del Mare nella zona del Bacalan disegnato da Olivier Brochet, omaggio alle esplorazioni e alla corsa verso il largo da parte di una città che deve molto al vino ma altrettanto all’acqua. Un debutto per giunta accompagnato da un’esposizione di opere di Monet. Personalmente non ho ancora avuto modo di visitarlo: fateci sapere. E prima di ripartire, fate un salto sulla riva destra della Garonne, quella meno blasonata ma che sta diventando molto trendy. Perché all’87 di quai des Queyries c’è Darwin creato dai due amici Jean-Marc Gancille e Philippe Barre, che è diventato un’icona della nuova Bordeaux disinvolta ed emergente, ricavato in una vecchia e fatiscente caserma, tra capannoni recuperati ed altri ancora slabbrati, dove lavorano, studiano e si ritrovano ogni giorno centinaia di persone e dove si respira un’aria neo-alternativa deliziosa, con tanto di bio-ristorante e bio-market, spazi ludici, co-working e l’aria della città utopica dove tutti, ma proprio tutti, possono sentirsi a loro agio.
Quasi una morale: nella città dove niente si perde e tutto si trasforma, si sta benissimo. Bella ed elegante, anche se non ama l’ostentazione. Mi dico: ha un’anima un po’ piemontese, insomma è più simile a Torino che a Milano. E da milanese aggiungo: questo è un complimento.
Info – L’ufficio del turismo, al 12 di cours du XXX Juillet, organizza escursioni urbane ma anche gite nelle diverse regioni vitivinicole. www.bordeaux-tourisme.com