Christian Dior: ultimi fuochi a Parigi

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Ancora pochissimi giorni e la grande retrospettiva di Dior a Parigi chiuderà i battenti e per chi che come me ama la “moda” ovvero la sua storia, la sua evoluzione, i suoi protagonisti e non avrà avuto modo di vederla, sarà stata una grande perdita. Una mostra realmente da sogno, un allestimento clamoroso che ha valorizzato splendidamente i capolavori di questa grande Maison.

Il percorso, giustamente didattico ma astutamente camuffato da esposizione d’arte, comincia con la collezione personale di quadri e sculture di Christian Dior, davvero notevolissima a conferma che un grande creatore deve essere indubbiamente dotato di grande talento, ma non può prescindere dall’essere un uomo colto. E poi foto di famiglia che raccontano la sua estrazione aristocratica ma di quell’aristocrazia forte di valori civili come conferma il conferimento della “Croce di ferro al valor militare” alla sorella Catherine per la sua lotta antinazista nella Francia occupata. Fu a lei che Christian dedicò l’essenza “Miss Dior”.

Il percorso procede, ostacolato da centinaia di persone che si accalcano per trovare un brandello di visuale, in un corridoio di bacheche che ricostruiscono il mondo Dior come fossero squarci di pensieri, di elaborazioni di idee, di ispirazioni: abiti accostati a cappelli, scarpe, accessori di ogni tipo, miniature perfette di centinaia di modelli realizzati nel tempo, pezzi di tessuti ricamati e molto altro ancora, in un carosello onirico che ubriaca ma che infine ti immerge nella straordinaria creatività e maestria di CD.

E poi gli abiti, in un apparente disordine che ha come filo conduttore a volte i colori, a volte i temi, a volte tecniche di ricamo o linee sartoriali, ma che illustra l’evoluzione dello stile Dior attraverso il lavoro di una serie di creatori che gli sono succeduti dopo la sua precoce scomparsa nel 1957: Yves Sain Laurent, estroso e innovatore, Marc Bohan più cauto e bonne bourgeoisie, Gianfranco Ferré, il più Dior degli altri Dior nel rispetto intimo e rigoroso degli stilemi del Maestro, John Galliano genio assoluto capace di creazioni sorprendenti per immaginazione, silhouette, eleganza e straordinarie soluzioni decorative e sartoriali. E poi Raff Simmons, penultimo creativo con i suoi abiti upper class, bellissimi ma non emozionanti, per finire poi con l’attuale reggente, quella Maria Grazia Chiuri strappata a Valentino ma che, a mio modesto avviso, porta nella Maison la real politik del sistema moda che ha un calcolatore al posto del cuore. Abiti severi e per niente femminili pensati probabilmente per il nuovo e crecente mercato arabo.

Ci scorrono sotto gli occhi decine e decine di abiti esposti come fossero statue, illuminati come fossero icone e celebrati in sorprendenti scenografie degne della grandeur francese. E così, dalla rêverie si piomba con un tonfo sulla Terra. E ci ricordiamo, con una profonda malinconia, che il sogno forse è davvero finito.

Info – Christian Dior couturier du Rêve, Parigi Musée des Arts et Decorations du Louvre. Fino al 7 gennaio; www.lesartsdecoratifs.fr

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