Era speciale. Ed è riuscita ad esserlo anche l’altra sera per i tanti che l’hanno conosciuta e Le hanno voluto bene. A un anno dalla sua scomparsa, Milena Ercole Pozzoli è stata ricordata al Grand Hotel et de Milan di via Manzoni, a Milano, in omaggio al desiderio di ricordarLa che avevano espresso le sue figlie, Gaia e Benedetta. Tanti amici e colleghi, arrivati anche dal suo amato Piemonte. E un premio giornalistico “La Francia nel cuore” per ricordare la reporter e fotografa che più di tutti noi e prima di tutti noi ha provato una passione sconfinata per la terra di Victor Hugo, contagiando in questa sua devozione un’intera generazione di reporter. Importante il sostegno e la presenza di Atout France Italia, l’altra sera rappresentata dalla responsabile Ufficio Stampa e PR Barbara Lovato. E significative le scelte della giuria composta da Barbara ma anche da Gaia e Benedetta, quindi dai colleghi Rosalba Graglia e Paolo Galliani. Con due giornalisti che alla fine sono stati indicati come i vincitori: Giancarlo Roversi, collega di Bologna, autore di un interessante servizio dal titolo “Fascino Marsiglia, tra storia e nobiltà” pubblicato recentemente dal Resto del Carlino che a molti ha evocato tono, scrittura e sensibilità di Milena; e Susanna Perazzoli, del mensile di viaggio Dove, che lo scorso giugno aveva pubblicato un reportage dal titolo “Ritorno a Parigi”, a soli 7 mesi dalla strage del Bataclan, lavoro giornalistico di qualità, innovativo nei toni e anche coraggioso, in un anno pesante per la Ville Lumière che ha visto i media (anche italiani) ridurre drasticamente la loro attenzione per la bella città affacciata sulla Senna. Serata commovente ma con il sorriso. A Milena sicuramente è piaciuta. Per Gaia e Benedetta, ma anche per tutti noi di “Voglia di Francia”, Lei, non se n’è mai andata.
IL MIO RICORDO DI MILENA
L’ho incontrata la prima volta a Weekend Viaggi, attorno alla metà degli Anni ’90, una redazione che per tanti di noi è stata un luogo d’incontro, una scuola, un laboratorio di giornalismo di viaggio. In quella redazione di Andrea Scandolara, di Paolo Paci, di Daniele Manca, di Patrizia Cazzola, di Beppe Ceccato e di tanti altri, eravamo tutti accomunati dalla stessa passione per il mondo e per i viaggi. E c’era anche lei, Milena, simpatica, curiosa, intensa, eppure schiva, per nulla autoreferenziale. E così speciale. All’inizio la prendevo in giro, perché io parlavo della Francia che cominciavo a scoprire come un adolescente al primo amore, esprimendo giudizi entusiastici e usando enfasi esagerate. E Lei me lo faceva osservare: “Ma Paolo, tempo fa non dicevi le stesse cose del Regno Unito’”. Milena no, non aveva bisogno di effetti speciali. Le chiedevi della sua amata Francia e dei francesi che conosceva come nessuno di noi e aveva sempre la stessa risposta: “Sono seri”. Come dire: sono affidabili, credibili, non superficiali, fanno le cose che noi vorremmo fare. Bene, col tempo ho capito che quel tratto, quel modo di fare, tra riservatezza e sobrietà, entusiasmo contenuto e discrezione, le apparteneva. Era la sua eleganza naturale. Erano le sue radici. Lo ammetteva Lei stessa: “Il lusso è tutto dentro: fa parte del carattere dei piemontesi”. Insomma, era una vera piemontese. Ed è ovviamente un complimento.
Questo suo tratto lo si notava anche nella scrittura. Ricca di dettagli e quasi fotografica, ma mai barocca e tantomeno debordante di aggettivi. E invece capace di andare oltre le apparenze: dietro ad ogni luogo, castello, ristorante, sito o paesaggio, c’erano le persone, quelle che Lei incontrava, con le loro storie, le loro aspettative, le loro emozioni. Milena era riuscita – antesignana – a portare nei servizi di viaggio, più di vent’anni fa, quello storytelling che oggi sembra una grande novità, sia che parlasse di un castellano della Valle della Loira, dell’ultimo pescatore in attività al largo di Cannes o dello chef sconosciuto in uno sperduto paesino della Camargue. Mi piace pensare che abbia portato una buona dose di umanesimo nel nostro lavoro e un’analoga dose di umanità tra tutti noi che abbiamo avuto il privilegio della sua amicizia.
PAOLO GALLIANI