Grand Palais: avanguardia messicana in mostra

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le foto di questo servizio sono di Valerio Pasquali

Mexique 1900 – 1950. Diego Rivera, Frida Kahlo, José Clemente Orozco et les avant-gardes si legge sulla locandina. Eppure, a dispetto del titolo, è subito chiaro che la coppia Kahlo – Rivera (protagonista, solo pochi anni fa, di una mostra al museo dell’Orangerie) per una volta si fa da parte, perché “l’albero Frida Kahlo non deve nascondere una foresta di personalità straordinarie”.

Queste personalità straordinarie, e il loro contributo alla creazione di un’identità messicana, sono dunque al centro dell’esposizione, rendendo il viaggio nel Messico del XX secolo ancora più affascinante, nuovo e straniante.

Evento centrale è la Rivoluzione Messicana, che nel primo ventennio del Novecento scuote tutto il paese, compreso il mondo artistico, caricando le creazioni dell’epoca di grande carattere ideologico. La pittura non utilizza più solo tela e cavalletto, gli artisti ora scendono in strada, dipingono i muri, danno vita al muralismo messicano, movimento da cui emergeranno presto “i tre grandi” Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros.

Attorno a questo trio si sviluppa il nucleo centrale dell’esposizione. Orozco ci restituisce un’immagine della rivoluzione e soprattutto dell’impegno del popolo piena di contraddizioni, in una visione più critica e pessimista del futuro del suo paese (vedi ad esempio l’opera Soldati). Siqueiros è invece affascinato dal progresso, dalla modernità e dalla tecnica, cosi come è convinto che l’arte non possa essere dissociata dall’impegno e dalla lotta di classe. Tra le sue opere colpisce un autoritratto, dominato da un enorme pugno che sembra uscire dal quadro e colpire il visitatore, “svegliandolo” e rivendicando un certo ruolo militante dell’artista.

La stessa sensazione si ha di fronte all’opera La nostra immagine attuale. Due grandi mani in primo piano sembrano invitare lo spettatore ma anche supplicarlo: sono le mani di un uomo forte e muscoloso, del quale non si vede il volto. Trasmettono allo stesso tempo forza e vitalità, ma anche un senso di incertezza.

Dei tre è sicuramente Rivera a risentire maggiormente dell’influenza delle avanguardie europee, non rinunciando tuttavia all’identità messicana, anche in opere di ispirazione cubista come Paesaggio Zapatista – Il Guerrigliero. L’intento dell’artista è quello di sviluppare un linguaggio figurativo nuovo, che rappresenti l’immagine a un tempo popolare e monumentale del popolo messicano.

Un importante effetto della rivoluzione è anche il profondo cambiamento della struttura della società: le donne assumono un nuovo ruolo, dapprima nella lotta armata ma poi anche nella ricostruzione della cultura e dell’educazione. L’esposizione non manca quindi di affrontare questo aspetto, proponendo una sezione dedicata a les femmes fortes. Dal vivace La vendedora de frutas di Olga Costa, dove una fruttivendola offre una grande varietà di frutta colorata che rappresenta l’essenza di libertà di un Messico non più oppresso, all’impressionante autoritratto Le due Frida, in cui Frida Kahlo mette a nudo i sentimenti derivati dalla separazione dal compagno Diego Rivera. Non mancano inoltre alcune opere delle fotografe Tina Modotti e Lola Alvarez Bravo.

L’esposizione si chiude infine con una sala dedicata alle influenze degli artisti surrealisti europei, in una reinterpretazione del Surrealismo con inediti inserimenti di elementi dell’arte precolombiana.

Al termine del percorso si ha l’impressione di aver fatto un viaggio ricco e intenso che riesce a restituire la bellezza e l’energia della cultura del Messico della prima metà del Novecento, dando voce e spazio anche ai nomi meno conosciuti e ricollocando in un nuovo contesto e sotto una nuova luce opere più note al grande pubblico.

Info: Mexique (1900 – 1950) – Grand Palais – Fino al 23 gennaio 2017. Tutti i giorni (eccetto il martedi) dalle 10 alle 20.  www.grandpalais.fr

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