Ebbene sì, la “Merveille” è tornata al suo stato originario. Niente più parcheggio ai suoi piedi, niente più strada-diga a impedire la libera circolazione del mare. I lavori sono ancora in corso, ma con l’alta marea il risultato già si vede. by paolo galliani
Quest’estate abbiamo sentito di tutto: gente che protestava per i problemi logistici che prima non c’erano, altri che si lamentavano perché l’idea era ed è buona ma non perfettamente realizzata, altri ancora che sostenevano: decisamente meglio oggi, in passato tutte quelle macchine e quei bus parcheggiati ai piedi della “Merveille” e dei suoi bastioni erano un cosa oscena. Forse avevano e hanno tutti un po’ ragione e tutti un po’ torto.
In effetti, quel faraonico cantiere avviato da anni per liberare “il colosso di granito e merletto” – così lo chiamava Guy de Maupassant – dall’ingombrante presenza di sabbia e sedimenti che l’avevano inesorabilmente agganciato al continente è stato accompagnato da un sacco di critiche. Niente di strano: quando c’è un work in progress si notano più i disagi che i vantaggi. Ma una cosa è certa: per la prima volta dal lontanissimo 1879, Mont Saint-Michel è tornato ad essere un’isola.
Ed è una grande, bella notizia. Quest’anno è già successo, ad esempio lo scorso 24 luglio quando la marea a coefficiente 108 ha ricoperto d’acqua tutte le terre emerse attorno a questa sorta di “Arca di Noé” nel bel mezzo della Manica. E se è vero che i lavori per ridare “insularità” a questa destinazione mitica della costa della Normandia verranno ultimati solo entro il 2015, prepariamoci presto ad assistere molto più frequentemente (si parla di 50-90 volte l’anno) allo spettacolo della roccia conica completamente circondata dall’acqua. Mica male, anche se questa emozione impone l’obbligo di lasciare la propria vettura a 2,5 chilometri dal monte e di coprire l’intera a distanza a piedi o servendosi di navette light ed ecocompatibili che raggiungono la famosa “Versailles del mare” lungo la passerella sospesa che ha sostituito l’orrenda strada-diga che un tempo inibiva la libera circolazione dell’acqua e il cosiddetto “effetto sciacquone” attorno al promontorio, destinazione finale, in passato, di migliaia di pellegrini che andavano davanti alla baia ad onorare l’arcangelo Michele, considerato il più fiero avversario del demonio. Non che oggi manchino adesioni. Ma – come dire? – forse lo spirito è un po’ meno religioso e un po’ più naturalistico ed ecosostenibile, insomma laico.
Del resto, la baia resta davvero uno choc e un’emozione. Estate o autunno, inverno o primavera, sono in centinaia certi giorni a presentarsi ai punti di partenza, uniforme da scout o tenuta da escursionisti, cappellino in testa, macchina fotografica a tracolla e k-way addosso. Tutti lì ad ammirare l’enorme “scodella capovolta” (il monte) di schiena e di profilo, controluce e all’ombra, prima di affidarsi alle guide professionali che portano a spasso i turisti tra gli avvallamenti sabbiosi di questo autentico deserto acquatico. Con un occhio alla statua dell’arcangelo che sovrasta l’abbazia dal 1897 e un altro al calendario annuale che indica i giorni migliori per assistere alle maree più alte d’Europa, con il mare che si ritira per 12-15 chilometri e il livello dell’acqua che si abbassa di 2-15 metri.
Per la cronaca, le maree più spettacolari sono quelle di marzo e aprile. Ma ce ne sono alcune ad alto coefficiente anche a fine novembre e nel periodo natalizio. Ovvio, con beneficio d’inventario. In Normandia le previsioni spesso s’insabbiano. Altre volte si lasciano trasportare dal vento. O se ne stanno al largo. Come isole.
Info – Per avere informazioni sulle maree vale la pena contattare l’Office de Tourisme de la Baie, tel. +33 (0)2 99 48 15 37. Per partecipare ad escursioni conviene fare capo ad alcuni organismi professionali come CHEMIN VERS LE MONT SAINT-MICHEL (tel. +33 (0)2 66 10 02, www.lescheminsdumontsaintmichel.com), CHEMINS DE LA BAIE (tel. +33 (0)2 33 89 80 88) o DÉCOUVERTE DE LA BAIE (www.traverseebaie.com). Per raggiungere Mont Saint-Michel in auto da Parigi calcolare almeno 4 ore (sono circa 350 km.). Con i mezzi conviene conviene andare a Rennes in Tgv e da lì prendere i mezzi locali verso Avranche e Granville.
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