Parigi: Atmosphere Hotel, un albergo da visitare, una città da fotografare

AtmosphereHotelParis©JoresRossetti-6partIle-de-FranceRive gauche, quartiere latino, due passi dal Panthéon. Con tre passi puoi rivivere la scena di “Midnight in Paris” sui gradini della Ste Geneviève; con quattro passi arrivi grossomodo in tutto il centro di Parigi. by jores 

Siamo in Rue des Écoles. L’ingresso è sobrio, un iPad nella lobby ad uso dei clienti ti fa venire in mente che da lì a poco potrai inviare qualche saluto via mail, il “bar della fiducia” ti mette alla prova, in tutti i sensi… sei tu a segnare il conto delle consumazioni. Una cosa più delle altre, però, colpisce quando si entra all’ATMOSPHERE HOTEL. Sono le foto di THIERRY DES OUCHES. Ce ne sono parecchie, tutte molto belle, tutte perfettamente parigine: palazzi haussmaniani, il ferro delle ferrovie che attraversano la città, i ponti sulla Senna, le terrasses dei caffè.

La mia camera © j. rossetti

La mia camera © j. rossetti

La sorte ha voluto che mi capitasse la stanza 164. L’1 sta per l’ascensore. Ce ne sono due, ognuno serve una colonna del vecchio edificio in pietra. Il 6 sta per il piano, l’ultimo, quello sotto il tetto, mansardato dunque. La pioggia ha sbattuto a lungo sulle tegole di ardesia la mia prima notte. Il 4 ha poca importanza, ma indicava la piccola e graziosa stanza sulla destra, affacciata sulla chiostrina. Dicevo la sorte… Si, perché ogni volta che era tempo di scendere in strada ho potuto scegliere un piano dell’ascensore nel quale fermarmi. Non ho potuto farne a meno. Su ogni corridoio di ogni piano campeggia una foto 60 x 120. L’obélisque, i tombini circondati dalle foglie d’autunno, l’Opéra, le cartoline sul lungosenna di uno dei tanti bouquinistes, Rue de Rivoli, la gare de Saint Lazare.

Uscendo dalla porta vetrata scorrevole – terminata la colazione al piano interrato… pane tostato, burro e confiture de framboises (marmellata di lamponi) come mi faceva mia nonna belga – ti vien voglia di rivederle tutte quelle immagini, quasi si potesse sfogliare un album live e così passare in quella Rue du Bac, davanti a quella Samaritaine, sotto quell’Arc deTriomphe. Thierry riesce a rendere la tour Eiffel il più bello dei piloni della ferrovia sospesa di Pont Bir-Hakeim; il semaforo di Rue de la Paix un gioiello della colonna in place Vendôme. Tanto le sue foto riescono ad afferrare l’anima della Ville Lumière, ad essere ad un tempo singolari e rappresentative, tanto sembrano impossibili da riprodurre. Eppure il bello di Parigi, che ci sia il sole, che ci sia il cielo plumbeo, più probabilmente, o addirittura la pioggia, è che non si sottrae mai. Ti offre sempre l’occasione di scattare una foto d’artista.

E così a fine giornata, sulla strada per l’hotel, in attesa di gustarsi una spettacolare cascata d’acqua nella doccia in camera o una sauna rigeneratrice, non potrai farti scappare la mantella rossa della signora davanti alla facciata di Saint-Germain-des-Prés, la bicicletta dello studente con il cappello davanti alla Sorbona, la sedia verde e desolata dei Jardins du Luxembourg. Ogni soggetto può essere l’occasione giusta per giocare con le foto di Thierry – e se hai con te uno smartphone puoi rivedertele sul posto tutte e 112 – ma soprattutto per mettere a fuoco le infinite visioni di Parigi, alcune tanto insolite quanto emblematiche.

Info pratiche
Intanto una buona notizia: il sito dell’ATMOSPHERE HOTEL è anche in italiano!
Tariffe: da 144 € la doppia; consultando la pagina dedicata alle offerte e mettendo le date del tuo soggiorno puoi capitare su sconti anche importanti.
Per info su Parigi e la sua regione, visitate il sito del CRT Paris Ile-de-France.
E se vuoi consultare le brochures in formato elettronico, scaricale da qui.
Lo sapevi che puoi raggiungere Parigi anche con il TGV:  leggi il nostro post in merito.

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2 thoughts on “Parigi: Atmosphere Hotel, un albergo da visitare, una città da fotografare

  1. Encantado! (si dice cosi?). Molto bello ed emozionale: Jores, il mio vecchio direttore (Guglielmo Zucconi, papà di Vittorio Zucconi) avrebbe detto (con l’accento emiliano di Busseto) “…te c’hai la stoffa dell’inviato”. Paolo G.

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