Non soffro di taphophilia – attrazione per i cimiteri –, ma come tutti ho anch’io “i miei morti”, e nel giorno a loro dedicato, mi piace pensarli passeggiando fra le tombe di un cimitero, specie se affacciato sul mare. by martine buysschaert
Del cimitero di Bonifacio in Corsica, e del perché mi piace tanto ho già raccontato nel blog. Quest’anno ho scelto il cimitero di Saint-Tropez, piccolo gioiello pieds dans l’eau – ovvero in riva al mare –, della celeberrima stazione balneare della Riviera, tanto amata prima dagli artisti della Nouvelle Vague poi dal jet set internazionale. Mi piace perché, come a Bonifacio, anche questa “città dei morti” convive con la “città dei vivi” in armonia, in perfetta continuità, quasi fosse una propaggine che torna alle acque primordiali. È lì, disteso fra la cittadella e le onde del golfo, a pochi passi dalla piccola spiaggia dei Graniers. È un giardino di pietre bianche, cosparso di tamerici e ortensie, pervaso da un silenzio sereno, propizio allo scambio mentale con chi se ne è andato.
Questo cimitero non è una collezione di monumenti notevoli o illustri, né un erbario di lapidi nonostante non manchino le sepolture delle famiglie che hanno fatto la nomea della cittadina, come i Cerisola, o la tomba di una principessa indù. Quà e là qualche ancora ricorda capitani di lungo corso e marinai locali, mentre quasi anonima, a poche bracciate da La Madrague, appare la lastra di Roger Vadim – il cui primo film, E Dio creò la donna,lanciò Brigitte Bardot e Trintigant. Il sepolcro più visitato invece è quello del produttore musicale Eddie Barclay – scopritore di talenti come Léo Ferré, Dalida, Charles Aznavour, Mireille Mathieu e Jacques Brel (e per quest’ultimo, gliene sono eternamente grata) – ma è anche l’unico che paradossalmente “stona” nel paesaggio, vistoso e un po’ kitsch con la sua ammucchiata di dischi giganti!
On pense à vous (“vi pensiamo”) recita il titolo di un monologo teatrale, intenso e toccante, scritto e recitato dalla belga Marianne Hansé, che risveglia con amore e ironia il ricordo dei suoi scomparsi. Pensando ai “morti miei” e a quelli di chi conosco, ho cercato di fare mio il Cogito ergo sum cartesiano: “vi penso, quindi siete”. Ebbene sì, lo confesso, sono una egocentrica incallita… ma mi sembra l’unico modo che ho per prolungare loro la vita.
Insolito e bellissimo, brava mi piacerebbe proprio un posticino cosi, … il più tardi possibile
mi eri finito nello spam.
pardon