Arles, missione speciale (1° puntata): il viaggio

Francesca Semisa, una new entry nel blog, vi si tuffa a gamba tesa: partita per una missione speciale ad Arles – domani ce ne spiegherà il motivo – ci racconta intanto il suo avvicinarsi alla “piccola Roma dei galli”. Ecco la sua cronaca. Milano – Arles, una tratta ricca di confort! È proprio vero che, quando si parte, metà dell’avventura sta nel viaggio. Già le premesse non erano delle migliori: Milano – Arles, con scalo a Lione (e attesa di due ore). Per chi non avesse in mente le due cartine significa partire da Milano, scendere verso Torino, risalire diretti a Lione e infine (tirando un sospiro di sollievo) buttarsi a sud per raggiungere Arles. In altre parole un giro dell’oca incredibile. Ma non è grave: la voglia di tornare in Francia è tanta, l’energia anche. Quindi zaino in spalla salgo sul treno e cerco il mio posto.

La prima parte del viaggio in realtà passa liscia: sarà che sono le 6 di mattina – che tradotto significa “sveglia alle 4:30” –, sarà che regna un silenzio di tomba – che tradotto significa: “l’estate è finita e i pochi fortunati che ancora hanno la possibilità di viaggiare hanno scelto un mezzo più spedito –; fatto sta che prima ancora che il treno si muova crollo in un sonno profondo, che persino il controllore e la polizia di frontiera fanno fatica a interrompere. Me ne rendo conto solo una volta arrivata a Lione, felicissima all’idea di essere già a metà del viaggio.

Dieci ore da passare in solitudine in vagoni deserti metterebbero alla prova la resistenza di chiunque. Così scendo pimpante dal treno, salgo sulle scale mobili… e più mi avvicino all’atrio della stazione più mi accorgo di quanto sia vuoto. Premessa: sono giovane, ho ancora tanti luoghi (e tante stazioni) da visitare. Ma una così desolata non l’avevo mai vista. Non un negozio, non un ristorante… insomma, niente che possa distrarmi in quelle due ore di attesa. Ma rimango carica, infondo due ore passano in fretta. Penso di uscire per fumare una sigaretta. Esco. Ci sono 12 gradi, un vento tremendo e piove. Rinuncio alla sigaretta. Rientro. Sconsolata mi guardo intorno velocemente, mi siedo su una panchina e prendo dalla borsa i miei panini. A stomaco pieno osservo meglio questo posto, divertente nella sua anomalia. E immediatamente salta all’occhio un›altra caratteristica: non è solo una stazione, è anche un aeroporto! Nella mia ingenuità trovo questa soluzione buffa e geniale allo stesso tempo (ci penserà poi Google a smentirmi: di stazioni-aeroporto come questa ne esistono tantissime, almeno qui in Francia). Va beh, l’idea mi piace comunque.

Nel frattempo i minuti passano, anche perché inspiegabilmente molti turisti appena arrivati decidono di chiedere a me informazioni su come raggiungere la città. E io mi diverto a chiacchierare con loro e cercare di aiutarli. Così, tra una conversazione e l’altra, inizio a pensare soddisfatta di avere, sotto sotto, un aspetto francese; mi piace sempre da morire l’idea di potermi confondere con la gente del posto. Ma poco prima di lasciare la stazione arriva la grande delusione: tra tutte le panchine, mannaggia a me, avevo scelto proprio su quella davanti alla scritta Information, dove si presume dovesse lavorare qualcuno ma dove nessuno stava lavorando in quel momento (forse per non guastare l’atmosfera da film horror). Quindi, in conclusione, non sembro francese. Sono stata semplicemente scambiata per l’addetta che avrebbe dovuto essere seduta dietro di me. Non importa, almeno il tempo è passato. Mi avvio verso il binario: mi aspettano altre 2 ore di treno, poi finalmente sarò ad Arles. Sono felice, il peggio è passato! Da adesso in poi sarà tutta discesa!

… Ancora non sapevo che, per la gioia di tutti gli amanti dei trolley, le strade verso il centro di Arles sono al contrario tutte deliziosamente in salita. A domani.

PS di vogliadifrancia.it firmato martine
Francesca, mi inviti a nozze. Io adoro il treno, i suoi ritmi musicali, il paesaggio che scorre come in uno film e le occasioni che crea, come ho raccontato in un post di quasi un anno fa: CLICCA QUI se vuoi leggerlo.

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