Due appuntamenti italiani per chi ama la Francia e vuole celebrare la sua festa nazionale: a Roma il 12 luglio e a Milano il 14 sera. Noi di vogliadifrancia.it non festeggiare… by paolo galliani
Come gli auguri il giorno di compleanno: ti convinci che non abbiano alcuna importanza, ma se chi ti vuole bene se li dimentica ci rimani male. Morale: non saremo certo noi di vogliadifrancia.it a non fare gli auguri di BUON 14 LUGLIO.
Il 14 juillet è la festa che ricorda la presa della Bastiglia ma anche l’unità nazionale, il senso di appartenenza e tanto altro. È un Paese che ci ha sedotto tante volte e continua a farlo, meritandosi la “piccola grande” attenzione che abbiamo deciso di assegnargli, dando vita a questo blog che della simpatia per la patria di Juliette Binoche e di Jean Dujardin ha fatto la sua ragione d’essere.
Salutiamo quindi la cospicua comunità francese che vive in Italia: fra le 50 e le 60mila persone. Salutiamo la doppia celebrazione in programma a Roma, giovedì 12, (alle 18 per gli italiani, alle 20 per i francesi) a Palazzo Madama, con l’ambasciatore Alain Le Roy a fare gli onori di casa e la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri a intonare l’inno di Mameli e La Marsigliese. E salutiamo la festa che la sera del 14 luglio vedrà invece coinvolti italiani e francesi in un prestigioso palazzo milanese, alla presenza del console generale Joël Meyer e dei Bersaglieri di Magenta. E lo facciamo a modo nostro: regalando nuove idee, nuovi spunti e nuove sorprese ai tanti amici di vogliadifrancia.it che in questi primi mesi di vita hanno condiviso con noi l’amore e la curiosità per la Francia.
Il momento è difficile, anche un po’ maledetto. E certo, l’Exagone, non sfugge alla tentazione di vedere tutto grigio. Al contrario: il pessimismo è diventato quasi un atteggiamento mentale, una concessione fisiologica alla lamentazione che i nostri “cugini” riconoscono come uno dei loro maggiori limiti. È curioso come i grandi estimatori della terra di Marion Cotillard e di Alain Ducasse siano spesso stupiti dall’insistenza con cui i francesi evidenziano il tema del “declino” del loro paese. Sono ancora più sorprendenti i sondaggi che li indicano al primo posto fra i popoli “insoddisfatti”, quasi non riuscissero a sfuggire a chichés e a luoghi comuni dei tanti detrattori che scambiano il loro desiderio di “mettere tutto a posto” per una fiscalità che qualche volta sconfina in antipatia e arroganza. Tant’è. Non ci sono rose senza spine. E su una bilancia, a noi sembra che i difetti pesino molto meno dei suoi innumerevoli atouts.
A noi, ad esempio, piace questa Francia che all’esterno pare dominata e fagocitata da Parigi ma che all’interno rivela una variegata e ricchissima identità regionale; piace il senso civico dei francesi, sostanziale più che formale, quando ci sono da difendere valori forti come la cultura, l’ecologia, la tutela sociale; e piace la loro scarsa impermeabilità alle tendenze: perché di loro si può dire di tutto, ma non che siano frivoli e superficiali. È una terra strana, che riesce a sorprendere anche i suoi detrattori: a molti appare “poco ospitale” ma poi scopri che un quarto della sua popolazione ha ascendenti stranieri. E alla resa dei conti, rivela di essere una nazione invidiabile in materia di protezione sociale, di sanità, di servizi per l’infanzia, di capacità di valorizzare il patrimonio storico e culturale. Forse di una cosa ci pare poco dotata: l’autoderisione. Arte naturale, istintiva, anche lenitiva: aiuta ad accettare che l’esistenza non sia sempre così perfetta come dovrebbe o potrebbe essere, almeno in teoria. Ecco, se dovessimo esprimere un auspicio, anzi due, per la Francia che festeggia il 14 luglio, le augureremmo di essere un po’ più scanzonata; e di smentire quel tale che sosteneva una tesi che a noi sembra eccessiva e ingiusta: “… se vedi un francese di buon umore significa che è un italiano”.