Se migliaia di anatre vengono dalla Scandinavia a svernare sulle paludi della Camargue e i fenicotteri scelgono proprio l’inverno per scatenarsi nella loro parata nuziale… ci sarà un motivo. Quale? by martine buysschaert
Sarà che in Camargue la luce di dicembre è più tersa e i paesaggi si stirano all’infinito sotto un cielo spesso azzurro, sarà il vento che piega le siepi di ginestroni e increspa le dune di sale al suono di una curiosa melodia, sarà quel colore violaceo degli stagni o lo scatto della poiana mentre lascia il palo dal quale vigilava, saranno i cavalli che ti guardano con fare altezzoso o l’indifferenza indolente di quella mandria di tori neri che pascolano al di là della palude… La Camargue, che è di per sé un mondo a parte, d’inverno si colma di sospensioni e di silenzi che invitano alla sosta.
Per esempio a Martigues, la “Venezia provenzale”, con i suoi canali, i bar dove bere il pastis, le casette color pastello e la “cattedrale dei pescatori” ne L’Ile, il quartiere preferito da poeti e pittori. Due i souvenirs davvero autentici: la celebre poutargue, il cosiddetto “Caviale di Martigues” (occhio! costa sui 150 euro al chilo) oppure le perles della Pâtisserie aux Perles de l’Etang (5 Cours du 4 septembre), ciliege imbevute nell’alcol e avvolte in una pasta di mandorle e cioccolato nero. E per pranzo, pesci o frutti di mare in uno dei tanti ristorantini a meno di raggiungere Le Garage, 2 Toques Gault Millaut, dove un giovane chef, con esperienze internazionali, proprone una cucina fusion a vista in un ambiente decisamente contemporaneo.
A Salin-de-Giraud, un borghetto con le casette in mattoni rosa, immerso fra le saline. Ha un non-so-ché di nordico, di surreale, con quelle collinette di sale che raggiungono anche i 15 metri d’altezza! Per consolarsi del fatto che il Musée du Sel rimane chiuso tra novembre e febbraio, cè al civico 8 di Rue des Arènes, il Café des Sports, un autentico caffè provenzale, o spingersi verso est fino alla spiaggia di Beauduc, quasi deserta in questa stagione.
E se le visite nei 1100 ettari del Marais du Vigeuirat, vero santuario ecologico nonché paradiso degli ornitologi, chiudono da fine novembre a metà gennaio, in compenso è sempre aperto il Musée de la Camargue, al Mas du Pont de Rousty, dove è anche la sede del Parc Naturel Régional. Da percorrere per chi ama camminare – 2h di strada – il sentiero che procede lungo la sponda destra del canale di Rousty per raggiungere un osservatorio panoramico dove ammirare le paludi e le colonie di migratori.
Dopo tanto spettacolo un momento di raccoglimento all’abbazia di Saint-Gilles è quasi d’obbligo, se non altro per ringraziare Mamma Natura. La facciata, romanica, con i tre portali, le colonne e le sculture non possono lasciare indifferenti. Le spoglie del santo, a noi meglio noto come l’Egidio Abate sopravvissuto in un deserto grazie al latte di una cerva, sono conservate nella cripta, che si dice essere la più grande di Francia.
Oltrepassato Nîmes, si arriva presto in quella che viene chiamata La Petite Camargue , che ha al suo centro Aigues-Mortes, spettacolare cittadina fortificata, la cui Tour de Constance, al tramonto, ti regala una “visione” mozzafiato sulle saline. Se è mattina, conviene correre dal panettiere al civico 8 di Rue Jamais – che buffo questo nome, è come dire “via mai” –, nei pressi della Place Saint-Louis, per assaggiare la fougasse, una squisita brioche dolce ai fiori d’arancio. Se invece si avvicina la sera, ed è il fine settimana, Les Arcades, al civico 23 di Boulevard Gambetta, è un ristorantino molto romantico, con sullo sfondo le chitarre flamenco dei gitani.
Ma il posto dove, anche per contrasto con l’affollamento estivo, mi sento più a mio agio sul fronte invernale, è Sainte-Maries-de-la Mer, con gli acquitrini e gli specchi d’acqua che ti conducono dritto dritto fino alla chiesa del paese, più simile a un fortino che a un luogo di culto. Panoramico il cammino di ronda e decisamente naïve la “barca con le sante” a cui è dedicata la chiesa, portata in processione il 24-25 maggio, seguita da una folla di gitani. Place des Gitans accoglie invece dal lunedì al venerdì un bel mercato, con tante specialità locali. Alle porte del borgo, verso ovest, c’è un amore di casetta tipica, con il tetto di cannicciato, data in affitto ai turisti (sarà l’oggetto di un post nei prossimi giorni, seguicici)… Verso oriente funge da calamita l’Étang de Vaccarès, barriera liquida alle intrusioni del mare. A Le Sambuc due chicche: il grazioso Musée du Riz du Petit Manusclat e il ristorante La Chassagnette – Domaine de l’Armellière, Route de Sambuc, tel. +33(9)490 97 26 96 – con l’orto biologico che si può visitare prima di consumare le pietanze dello chef. Per finire in leggerezza, ultime tappe di questo piccolo tour camarguese è il faro della Gacholle e la Réserve nationale de Camargue dove abbondano fenicotteri e folaghe.
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