Costa Azzurra: a Roquebrune l’albero più vecchio di Francia

© Tiziano Fratus - Lo straordinario ulivo bi-millenario di Roquebrune

Costa Azzurra

Tiziano Fratus – “uomo radice” – ci guida per mano a conoscere l’albero più vecchio di Francia. A noi, neonati di vogliadifrancia.it, l’idea è piaciuta tanto…

Tiziano Fratus, nato in quel di Bergamo nel 1975, si definisce un “uomo radice” e “un cercatore di alberi” che vive in un villaggio ai piedi delle Alpi Cozie. Ecco la guida passo a passo per raggiungere l’albero più vecchio di Francia, un ulivo che ha intorno ai 2000 anni, che Tiziano regala ai lettori di vogliadifrancia.it per celebrarne la nascita. È una proposta straordinariamente poetica, modernamente ecologica e anche molto divertente.

Lasciati guidare dalle parole di Tiziano:

La Francia non è solamente Parigi, Costa Azzurra, fari della Bretagna, letteratura e la nouvelle cuisine. La Francia è anche un paese dalle spettacolari bellezze naturalistiche e paesaggistiche. E sempre in Francia esistono alberi fra i più longevi del continente. In ogni individuo, e donc (quindi) in ogni lettore, esiste un vero e proprio cercatore di alberi. Basta condurlo ai piedi di uno di questi giganti che solcano la nostra terra da diverse centinaia di anni o addirittura da migliaia per far rifiorire tutte le manie e lo sguardo elettrico che dominano i cercatori di alberi di professione.

Partiamo dall’ulivo di Roquebrune-Cap Martin, in Costa Azzurra, il patriarca di Francia, con un’età stimata fra i 1800 ed i 2200 anni, più vecchio di Giulio Cesare…

© Tiziano Fratus - Autoscatto ai piedi dell'ulivo di Roquebrune

Dal centro della cittadina di Roquebrune si seguono i viali che conducono al Vieux Village, quindi si svolta a destra in Avenue de la Torraca, si sale, ad un bivio si va a destra, ci si ferma. La strada si chiude con una scalinata, l’Escalier de la Torraca. La salita è tosta, va presa con la massima calma. Odore di fico. Nei giardini delle abitazioni che si costeggiano si notano vari ulivi. Si sbuca sul Sentier de la Torraca, svoltate a sinistra, e dopo poche decine di metri noterete sulla destra la grande massa vegetale dell’albero monumentale. È abnorme. Supera le attese e la conoscenza visiva che abbiamo di un ulivo. Anche grazie alla posizione dove è cresciuto, è una sorta di albero rupestre, come se il tronco antico si fosse incollato e plasmato lungo la costa del declivio. OLIVIER MILLENAIRE a cui un visitatore ha aggiunto a pennarello il suffisso BI. L’età stimata è fra i 1800 ed i 2200 anni. Circonferenza segnalata: 23,50 m: 18 m di chioma, 15 m di altezza. Olea europea varietà pichoulina, produce piccole ulive nere, simili alle taggiasche.

La storia dei grandi alberi è legata indissolubilmente agli uomini, e di fatti anche per questo albero una targa lignea ricorda che il ministro degli affari esteri francese Gabriel Hanotaux, all’inizio del XX secolo, impedì l’abbattimento dell’ulivo. Hanotaux viveva a Roquebrune e seppe dell’intenzione dei proprietari di voler eliminare questo gigante, ipotesi contro lo quale si scagliò furiosamente facendo pesare tutta la sua esperienza politica e civile.

L’albero presenta cinque crescite, cinque tronchi che si innalzano da questa radice diffusa. Dall’aspetto la prima a destra sembra la parte più antica dell’albero, attorno a questa si è poi sviluppato, procedendo sulla sinistra. Le due crescite in alto sulla destra e quella più a sinistra sembrano più giovani e successive. Quattro metri di radici dalla cima alla base della strada, di quella che almeno attualmente è la sede del sentiero.

Lo spettatore che ha gli occhi fagocitati nelle forme di questo capolavoro leonardesco della natura ha alle spalle uno scorcio mozzafiato del golfo di Cap Martin, eppure sembra più affascinato da quell’argot più antico schizzato a china da Prévert. Non per tutti. Mentre sono qui una signora con pargola arriva, fa un sacco di foto al golfo, alla figlia con palazzoni di cemento che oramai hanno comunque contaminato anche questo tratto di costa – e poi dicono che i francesi sono più rispettosi della natura di noi italiani – e soltanto alla fine, passandoci sotto, si accorge dell’albero. Non sento cosa dice ma si mette le mani ai fianchi e sembra pensare: Chissà che albero è… Sotto la parte più antica si nota una cavità profonda, dentro può starci un uomo rannicchiato. Un sasso è prigioniero della materia vegetale, radicale. Sopra è ciò che resta di una branca tagliata.

Fra i libri di Tiziano Fratus il caso editoriale Homo Radix. Appunti per un cercatore di alberi (Ed. Marco Valerio, Torino) con otto ristampe e due edizioni in un anno, Le bocche di legno. Guida arborea del Piemonte (Ed. Marco Valerio, Torino), Taccuino del cercatore di alberi. Giardini Botanici Hanbury (Edizioni della Meridiana, Firenze), Itinerari dei Ficus della Baia di Moreton a Sanremo e Bordighera (Edizioni Strade, Imperia) nonché diverse raccolte di poesie fra cui Nuova Poesia Creaturale (Ed. Marco Valerio, Torino) e Creaturing, Selected Poems (Marick Press, Detroit). Ha allestito mostre fotografiche dedicate ai grandi alberi in diversi musei e gallerie. Disegna itinerari naturalistici, guida passeggiate per cercatori di alberi e coordina le Progettualità Homo Radix – idee & azioni per cercatori di alberi.

Per conoscerlo meglio, guarda il suo sito.

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